Dopo numerosi fine settimana piovosi, il sole splende sulla Liguria di Levante. La decisione di partire per il Maggiorasca, la cima più alta dell'Appennino Ligure, è quasi last-minute al giovedì sera, e prevede la salita con mountainbike e discesa alternando sella e tratti a piedi fino a Chiavari, con percorso articolato attraverso le aree boschive e i pascoli del Parco Regionale dell'Aveto.
La partenza alle 9:00 circa è da Rocca d'Aveto, punto di riferimento per i sentieri che conducono ai monti Roncalla, Bue e Maggiorasca. La seggiovia è chiusa. Ci son pochissime persone e son totalmente stupito di ciò, vista la giornata incantevole. La salita, a spingere, è inizialmente molto ripida. Il dislivello cala nella seconda parte prima di Prato della Cipolla ma è pieno di rocce e gradoni netti che rendono più difficoltoso il passaggio. Arrivo a Prato della Cipolla alle 9:50, faccio le foto di rito e poi riprendo a salire verso il Maggiorasca. Il terzo tratto ha una pendenza mostruosa e il fondo sdrucciolevole. Arrivo in vetta alle 11:00. Monto il capo radio con l'antenna verticale per 10 e 12 metri ma ci son problemi tecnici, perciò smonto tutto e installo il dipolo 20-15-10. Sono operativo dopo le 11:30. La propagazione in 10 metri è chiusa, appena il tempo di parlare con uno spagnolo e mi sposto in 20m. Metto subito a log alcuni operatori, senza problemi, poi scatta l'incontro con i carissimi IZ1MKZ Enrico, IZ1PHQ Ennio e IW1QEA Mario con i quali eravamo d'accordo che avremmo provato il contatto. A chiudere il cerchio degli “affezionati” c'è OZ8CTH, Peter dalla Danimarca, con il quale ultimamente ci sentiamo spesso mentre sono in portatile. Nel mezzogiorno il sole picchia forte sul monte, ma l'aria fresca non fa percepire il caldo e anzi dopo le 13:00 si alza un venticello teso che mi sussurra “di rientrare a casa di buon ora”: non è maltempo in arrivo, ma la vaga sensazione che il percorso di rientro sarà più lungo del previsto. Fisso come soglia i 15 qso e di non partire dopo le 14:00. Alle 13:50 faccio il 15° qso, quindi posso smontare soddisfatto. Il log è ricco di spagnoli, indice di una giornata di propagazione non eccezionale.
La discesa dal monte è rapida ma non scendo in sella perché il fondo è pericoloso; seguo una via differente dalla salita che passa per la sterrata che d'inverno è pista da fondo di sci. Qui incontro alcune persone con cui scambio informazioni e mi indicano la direzione per il p.so della Lepre. Bivio al segnale e posso cominciare a pedalare. Attraverso i boschi ai piedi del Maggiorasca, supero i prati del p.so della Lepre e arrivo all'asfalto in direzione p.so del Tomarlo. Poco prima giro verso la foresta del Penna e attraverso il p.so del Chiodo fino ad arrivare alle casermette del Penna dove prendo la sterrata che conduce al p.so dell'Incisa, ai piedi del monte Penna: è un percorso facile da ciclare, con fondo in buone condizioni. Poco prima del p.so bivio ancora su una sterrata della forestale che percorre le pendici nord del monte Nero. E' una tratta lunga in un paesaggio boscoso selvatico, piuttosto tetro perché coperto dal monte che lo sovrasta a sud. Arrivo alle 16:20 circa al quadrivio del Rio Dragonale da cui risalgo al p.so della Spingarda. Questo pezzo ha fondo in ghiaia ed è una tragedia da salire. Alle 17:00 sono al p.so della Spingarda. I cavalli pascolano serenamente e le vette del m.Nero e del m.Aiona sono accanto a me, maestose. Al rifugio di Pratomollo c'è festa e numerose persone stanno ancora salendo. Io mi lancio giù per la sterrata che serpeggia tra i pascoli per oltre mille metri fino alla località di Prato Sopralacroce, dove ritrovo l'asfalto. Da qui mi attendono ancora circa venti chilometri per arrivare a casa e trenta ne ho alle spalle.
Dati di fine giornata:
percorso a salire: circa 2 km – tempo 2h – 600 m dislivello
percorso di rientro a casa: circa 55 km – tempo 5h20' comprese soste (4h20' in movimento) – oltre 2500 m dislivello
QSO: 15 con 1 o 0.5 watt, antenna dipolo multibanda ed FT817, batterie LiPO