Stavo pensando da tempo di andare a visitare questo sentiero che partendo dal centro abitato di Rapallo si inerpica sulla collina fino a raggiungere il santuario della Madonna di Montallegro, per poi percorrere i crinali dei monti e tornare a Chiavari. E' un sentiero storico della Liguria di levante e il santuario è meta di pellegrini tutto l'anno. Alcuni anni fa il percorso è stato sistemato e, non avendolo mai fatto, ho deciso finalmente di lanciarmi sfruttando questa fine inverno più simile a una mezza stagione viste le temperature attorno ai 14 gradi. Parto in solitaria, ore 9:45 da Rapallo e più precisamente dalla Chiesa di S.Francesco che si trova nella prima piazza rapallina là dove c'è il castello sul mare. Un cartello indica i segnavia da seguire (due croci rosse) e sancisce 2 ore di percorrenza. Per i primi 150 metri di dislivello il percorso è caratterizzato da mulattiere e salitine che si snodano tra le abitazioni, dapprima condomini e poi villette. Finite le case, in una zona da cui siamo abbastanza alti per vedere la parte occidentale del Golfo del Tigullio, la mulattiera diventa sentiero a tutti gli effetti.
Il sentiero è in salita, una salita a pendenza costante e caratterizzato da un fondo in pietra arenaria tipica ligure e posata a formare una carreggiata di un paio di metri. A tratti passa nel bosco e a tratti è all'aperto. Nel mio caso il cielo nuvoloso e un filo di vento permettono di procedere senza sosta nonostante la salita senza tregua. Probabilmente nella bella stagione questa salita da pellegrini è una sorta di purgatorio per il corpo oltre che per lo spirito. Sappiatelo... L'alternativa è salire al santuario con la funivia (lo fanno in molti) ma oggi la funivia non è stata in funzione. Lungo il percorso si incontrano alcuni ruderi. In questa mia giornata ugiosa io non incontro anima viva così mi tengo compagnia con il portatilino bibanda ascoltando l'R0a di Torre Marconi in Sestri Levante. Alcuni amici radioamatori si intrattengono parlando del più e del meno ma decido di non entrare nel qso per risparmiare il fiato. Alle 11:00 circa sono di fronte al santuario che è aperto e qui incontro un paio di signori della provincia di Alessandria che speravano di trovare tempo migliore e mi chiedono alcune informazioni per i sentieri del rientro.
Mi soffermo pochissimo e vado a fare alcune foto, nebbione permettendo, perché so che c'è una targa posta dall'ARI Rapallo nel 1985 che riporta: "da questo colle, tra febbraio e settembre 1935, Guglielmo Marconi effettuò gli esperimenti che aprirono nuovi immensi orizzonti per i collegamenti via etere". Questa testimonianza è una delle tante che si possono trovare in queste zone e qualcuno potrebbe pensare che sia il solito tentativo di attribuire a un luogo meriti che non avrebbe. Beh secondo me anche se Marconi fosse salito quassù solo una volta si sarebbe certamente divertito e ottenuto buoni risultati. La mia esperienza di sotista dimostra che la posizione sul mare di questi rilievi non trascurabili (siamo a 600 m s.l.m.) permette degli stupendi risultati. E così oltre ai pellegrini il nostro sentiero tra mare e appennino ci mostra l'ennesima sfacettatura della nostra storia, di cui essere orgogliosi in tempi in cui la radio sembra un hobby per un'elite di matti e internet una rete silenziosa di persone lontane tra loro.
Dal santuario di Montallegro, dal retro per la precisione, un crocivia di sentieri permette di proseguire verso ponente, di salire alla cima del m.te Rosa (sul quale siamo) e verso levante. Io giro verso Levante in direzione Zoagli-Chiavari. Attraverso dapprima una tratta di bosco il cui fondo, non più sistemato a pietra ma di semplice terriccio e foglie, è stato per buona parte sollevato dai cinghiali. Il bosco di alberi alti prosegue costante in falsopiano lungo i crinali del monte Castello e del monte Groppo, le cui cime non mi risultano facilmente identificabili. Percorro una tratta con visibilità sulla val Fontanabuona (Romaggi) che si estenderebbe ai m.ti Caucaso e Ramaceto se fosse bel tempo e dall'altra parte (verso mare) cominciano a intravedersi Semorile e Zoagli. Superata la località "Colla" marcata da una immagine votiva salgo al m.te Anchetta. E' una salita rapida, breve, destinata da lì a poco a trasformarsi in discesa aspra. Al termine della discesa c'è il p.so dell'Anchetta dove proseguo dritto sull'asfalto e, superato il ristorante il Galletto, salgo ancora un poco fino ad arrivare a un tornante da cui diparte il sentiero che va alla periferia di Chiavari. Sono passate da poco le 12:00. Il tratto dell'Anchetta ha una vegetazione più rada e d'estate potrebbe fare molto caldo. Nel caso mio qui soffia il vento e il cielo è ancora nuvoloso anche se a tratti lascia passare qualche raggio di sole.
La discesa dall'Anchetta è inizialmente ripida con il fondo ricco di massi che emergono dalla terra e obbligano cautela. Giunti sopra la frazione di Campodonico si addolcisce e alterna discesa a tratti in piano. Sono ormai fuori dal bosco e la vegetazione ai lati del sentiero non coprirebbe dal sole, se ci fosse. Alle 12:30 arrivo al crocivia in cui il sentiero del monte si unisce al percorso delle "Cinque Torri" (quello da seguire) e occorre prestare attenzione ad alcune ulteriori deviazioni che si perdono nei campi. Conoscendo già la via principale delle "Cinque Torri" decido di buttarmi tra le fasce terrazzate e i campi, allungando il tragitto ma godendomi un po' di paesaggio ligure, purtroppo parzialmente abbandonato ma ancora ricco di fascino e di sapore d'altri tempi. Alle 13:30 arrivo a casa, per un totale di 3:45 di viaggio con 40 minuti di soste (tra foto, pause bere, verifiche al GPS, ecc.). Il dislivello finale è di 950 metri con altitudine massima 640 metri e pendenza media poco superiore al 10%. I chilometri percorsi sono 14 in linea d'area, calcolati tramite GPS. Effettivi saranno un paio di più. La vera salita è all'inizio, da Rapallo: praticamente una rampa senza tratte in piano. Ottimizzando i tempi, escludendo la possibilità di sole e quindi un maggior affaticamento, si può percorrere in 3 ore nette. Lungo il percorso ci son diversi punti dove fermarsi a bivaccare e, per noi appassionati di trasmissioni radio, anche punti buoni dove montare antenne. Un bel sentiero sotto molti aspetti. Certamente a tratti mostra quell'asprezza tipica ligure, legata in parte all'abbandono delle campagne, ma non mancano zone dove ancor prima della primavera si sentono gli odori tipici del bosco che fanno tornare alla mente le parole dei poeti e hanno la capacità di dare un tono di colore anche a una giornata come quella di oggi, smorzata dalla foschia e dalle nubi.