Innanzi tutto definiamo cosa sia una batteria LiPo (cito da Wikipedia): "il tipo di batteria ricaricabile noto come accumulatore litio-polimero, o più raramente batterie litio-ione-polimero (abbreviato Li-Poly o LiPo) è uno sviluppo tecnologico dell'accumulatore litio-ione." Questa tecnologia di accumulatore è ancora in evoluzione e al giorno d'oggi ne sta nascendo una tipologia molto più sicura e potente. Tuttavia ora noi discutiamo delle LiPo "classiche" in quanto più diffuse e di costo minore.
Continuiamo a vedere cosa è una LiPo: "Dal momento che non è necessario nessun tipo di contenitore in metallo, la batteria può essere più leggera e sagomata per occupare lo spazio che gli è riservato nell'apparecchio da alimentare. Dal momento che hanno un impacchettamento più denso senza spazi tra le celle cilindriche e senza contenitore, la densità energetica delle batterie Li-Poly è maggiore di più del 20% rispetto ad una Litio-Ione classica ed è circa tre volte migliore rispetto alle batterie NiCd e NiMH. La tensione delle celle Li-Poly varia da circa 2,7 V (scariche) a circa 4,23 V (a piena carica), e le batterie Li-Poly devono essere protette dall'eccesso di carica limitando la tensione applicata a non più di 4,235 V per ogni cella usata in una combinazione di esse in serie. Durante la scarica dovuta ad un carico di lavoro, questo dovrà essere rimosso al più presto quando la tensione scende sotto circa 3.0 V per cella (se usate in una combinazione in serie), o altrimenti la batteria di conseguenza non potrà essere caricata più a lungo. Un'altra sfida include il tempo di carica maggiore e minore corrente di scarica a confronto delle tecnologie già mature. Le batterie Li-Po tipicamente richiedono più di un'ora per una piena ricarica. Alcuni recenti miglioramenti al progetto hanno aumentato la massima corrente di scarica da due a 15 o anche 20 volte la capacità della cella (corrente di scarica in ampere, capacità della cella in Ampereora "Ah"). Un altro vantaggio delle batterie ai polimeri di litio rispetto alle batterie Ni-Cd (nickel-cadmio) e NiMH (nickel-metalidruro) è che il tasso di scarica a vuoto è molto minore. Uno dei principali difetti della tecnologia è la necessità di usare caricabatterie specifici, per evitare incendi ed esplosioni. La batteria può esplodere se corto-circuitata, a causa della bassissima resistenza interna e della conseguente tremenda corrente impulsiva che attraversa la cella. Inoltre una cella Li-Poly può incendiarsi facilmente se forata, per cui le batterie sono, in varie applicazioni, ricoperte da un involucro plastico che dovrebbe prevenire le forature.In applicazioni specifiche (ad es. automobili radiocomandate), inoltre, sono richiesti controlli elettronici di coppia per i motori elettrici collegati alla cella, al fine di contenere le correnti di scarica e di conseguenza il danneggiamento della batteria.
Se non vi siete ancora annoiati, proseguiamo. Era giusto chiarire le idee ai meno esperti e farlo senza dover cambiare sito. Abbiamo dunque visto che una batteria di questo genere può presentare, nell'esempio di un modello a 4 celle, fino a 4x4,2 (4 celle per 4,2 V a cella) = 16,8 V di picco che son destinati a stabilizzarsi attorno ai 14 V nel giro di poco tempo e, per un consumo medio di 0,5-1 A all'ora, non scenderebbero a 12 V prima di tre o quattro ore di uso ininterrotto. Questa tensione è un po' eccessiva per la maggior parte delle radio e, come ci spiegano alcuni siti dei colleghi d'oltre alpe, costringe radio come il diffusissimo Yaesu FT817 a consumare qualche goccia di corrente di troppo. La tensione ideale, che si aggira attorno ai 12,5 V , è ottenibile tramite un pratico e spartano accrocchio di ponti diodi che hanno lo scopo, appunto, di ridurre la tensione dissipando una quantità minima di energia. Vediamo come si assembla un riduttore di tensione piccolo e pratico: partiamo con due bei ponti a diodi sovradimensionati e li colleghiamo come in figura.
Io ho quindi scelto di alloggiarli in una scatoletta da frigo economicissima, collegando ogni piedinatura a una presa da pannello che mi consentirà, tramite ponticello, di scegliere l'ammontare di riduzione di tensione (pari a circa 0,6V per ogni diodo coinvolto). Guardando la figura, possiamo vedere la scatoletta con le 5 prese da ponticellare e le due da cui attinge alimentazione la radio. Sul lato opposto viene collegata la LiPo. Escludendo la ponticellatura, la riduzione di tensione è massima. Collegando primo e ultimo ponticello, la riduzione è minima (si bypassano i diodi). Questo sistema a diodi, inoltre, protegge dalle inversioni di polarità. Un ringraziamento personale a Gabriele IZ1KSW che è un grande sperimentatore di nuove soluzioni e ha abbattuto la mia scetticità riguardo l'uso delle batterie LiPo.